Immaginate che uscendo dalla chiesa vi facessero un’intervista chiedendovi.. “come é andata? Ma che avete fatto chiusi li dentro? Come vi sentite?”
Cosa risponderemmo? Bene, grazie! Abbiamo fatto le solite cose?
Avremmo la consapevolezza di aver adempiuto a un precetto, assistito o contribuito a uno spettacolo o vissuto un incontro che ci ha fatto bene?
Penso a quando i tre discepoli scelti da Gesù per accompagnarlo sul Tabor saranno scesi, incontrando gli altri otto rimasti giù incuriositi e forse invidiosi.
Si saranno sentiti rivolgere le stesse domande. Ma dove eravate finiti? Che avete fatto lassù?
Cosa risponderemmo noi, uscendo sul sagrato delle nostre chiese, prima di metterci a chiaccherare un po’? Forse che é stato bello?
È bello per noi stare qui, sospira Pietro a Gesù. Potrebbe essere anche il nostro commento? Può darsi. Almeno da augurarselo!
È bello per noi stare qui.
Noi maltrattiamo la nostra bella lingua italiana anche per ignoranza di termini: è tutto bello..
Belli un panorama e un tramonto, bella una città, un film, un libro o un concerto; bella una felpa o una camicia, bella una ragazza o un ragazzo, bella lì.. bello il posto dove siamo andati a mangiare, bello il posto che cerchiamo per andare a fare una cosa, bella l’esperienza, il momento, la persona, il cellulare.. tutto bello.
Eppure non siamo solo poco avvezzi all’uso di parole appropriate o all’uso di un linguaggio più ricco: è anche vero che una cosa bella fatichiamo ad esprimerla e comprenderla, tentando invano di esaurirla.. la bellezza ci sorpassa sempre, lasciandoci perennemente un po’ la sensazione di non esser stati in grado di definirla o comprenderla come volevamo.
Bello significa qualcosa di diverso da utile, giusto, doveroso.. come una visita medica, una buona azione o un giro al supermercato.
Quando é stata l’ultima volta in cui avete detto che era bello essere li.. che stavate facendo? Provate a pensarlo: forse non eravate da soli, forse stava accadendo qualcosa di particolare, magari era solo un panorama mozzafiato da ammirare o una serata in piacevole compagnia da gustare. Ci si sentiva come in paradiso.
Bello significa tutto questo e molto altro: quando ti scopri assieme, ma anche piccolo; ma non é un sentirsi piccoli che ti manca di rispetto, ti sminuisce; anzi.. piccolo come una creatura o un bambino, che allora nel suo sentirsi così si sente prezioso, fortunato, grato.. perchè qualcuno sta pensando a lui.
Quando siamo davanti a qualcosa di bello ci sentiamo piccoli, ma preziosi perchè abbiamo la percezione che quella cosa bella, un panorama, un quadro, una esperienza, un momento.. sia li anche per noi. Per dare sapore e senso alla nostra vita.
Anche la messa si offre a noi così: Gesù ci attende, ci offre la Sua Parola, prega in noi e con noi. Celebriamo la sua Pasqua ad ogni messa, l’incontro tra la nostra vita, quello che la logora e rovina e il suo amore di misericordia, il suo perdono, la forza e la luce che ci offre. Lui.. non noi.. Lui si fa vivere e incontrare nei nostri cuori e nella comunità riunita nel suo nome. Questa settimana il Duomo di S. Donà per tre sere si è riempito di giovani e adulti delle varie parrocchie per ascoltare tre donne che commentavano la Bibbia e per pregare. Era bellissimo esserci.
La bellezza nasce così; ci possiamo scoprire creature preziose, attese da qualcuno che ci stava aspettando con la sua parola ed il suo corpo per ridare vita alle nostre vite. Allora é bello.
Nel film “La grande bellezza” che ha riportato un oscar in Italia.. Roma appare sempre bellissima, incantata, magnetica e innocente.. ma nessuno dei personaggi sembra accorgersene: son tutti presi dai loro problemi, dai loro vuoti, dalla frustrazione e dal fallimento delle loro vite. A volte se ne accorgono, ma poi tornano a fare quel che non da loro senso ne sapore. La bellezza può essere grande, ma se trova i cuori chiusi e rassegnati é la fine. Così Gesù, nel bussare alle porte dei nostri cuori. Pietro sul Tabor vorrebbe trattenere quel momento, se avesse avuto la macchina fotografica magari avrebbe voluto farsi fare una foto con l’autoscatto con Gesù, Mosè ed Elia. La bellezza non va presa e custodita come una foto o un video, ma vissuta, celebrata. Si deve permetterle di educarsi, di bonificarci: ricordare che siamo creature preziose e che tutto é fatto per noi. Questo sia l’orizzonte con cui ripartire. La consapevolezza nuova con cui provare per oggi a celebrare questo incontro con Lui, col bel pastore, con la buona notizia che é il suo vangelo, per poter arrivare a dire, magari anche con fatica, che é davvero bello riunirsi assieme, come fratelli e sorelle, per riconoscersi cristiani. Che é stato bello per noi esserci incontrati qui.