IVa Domenica di Pasqua – A

alda-merini

06052014

In ascolto del Vangelo secondo San Giovanni (10, 1-10)

In quel tempo Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.»

Bello: Gesù a un certo punto si ferma.. coglie al volo un’idea o meglio una immagine: pastore, pecore, recinto, porta. E la mette li mentre parla ai farisei, alla folla e ai discepoli.
E loro, dice Giovanni, “non capirono di che cosa parlava loro”.
Allora corregge il tiro, forse sospirando e sollevando un attimo al cielo le braccia con malcelato sbuffo spazientito.. e ricomincia.. “disse loro di nuovo”.. Non siamo soli quando facciamo fatica ad accogliere il vangelo. E non solo perchè spesso è fortunatamente esigente.. (ottima cartina al tornasole la sua scomodità un po’ indigesta!), ma anche perchè spesso non ci è chiaro e basta. Con pazienza allora Gesù riprende il discorso.. e si mette a spiegare. C’è un tocco di umanità ordinaria, di pazienza e quotidianità.. sembra un fuori onda che non andrebbe riportato nei vangeli.
Così si fa brutta figura: eppure.. forse proprio questo tono e stile comunicativo gli da quel sapore di vita buona. Gesù sa trovare e ritrovare le parole giuste per farsi capire. Quello è l’importante. Come un maestro di scuola che sappia fare di tutto per i suoi bambini e con pazienza, bontà e fantasia si metta al lavoro, al loro livello..

Le pecore ascoltano la sua voce. Non le sue parole. E’ il timbro della voce, calda, amica, rassicurante.. appena la riconosci ti senti a casa, persona.. chiamato per nome, conosciuto.
Non credo sia un dettaglio: dice la confidenza, la fiducia. Una precomprensione.. guardate che una bella voce è magnetica.
Giovanni torna troppo su questo perchè sia solo un dettaglio.
Mi piace pensare alle voci famigliari.. quando non serve dire “chi parla?”.. una voce che ammansisce, addomestica, quieta.
Abbiano la vita. Ecco il cristianesimo. Teniamolo sullo sfondo. Vita abbondante.
Ne moralismi ne cose da capire: ma vita abbondante. Ecco la Pasqua.
Ma che effetto mi fa? Mi metto a pregarLo e sento che mi offre vita abbondante?
E se hai risposto no.. perchè non te ne frega niente e non fai niente?
Il nostro miglior diritto, quello più fondamentale: vita abbondante!

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Un pensiero su “IVa Domenica di Pasqua – A

  1. Roberta

    Osservando l’atteggiamento di Gesù: comprensivo, umano, paziente, penso al mio padre spirituale. All’importanza che ha una figura che con le stesse caratteristiche di Gesù mi segue e mi conduce fino alla porta, poi non entra con me, ma lascia spazio all’azione di Gesù nella mia vita. Però sempre mi accompagna e sempre posso confidare in lui. Il guardiano che spinge fuori le pecore è l’annuncio la testimonianza, che non può rimanere dentro il recinto. Non è più tempo di “fare lezione” di spiegare Gesù, ma ad esempio di sorridere e parlare con la vicina anziana “fuori di testa” che non sopporta la badante, oppure di accettare che alle volte chi ha bisogno di essere aiutato, da me non desidera nessun aiuto,saper accettare e farsi da parte. Vita, vita in abbondanza ha il sapore d’eternità se usciamo dai nostri schemi mentali, dalla ricchezza, dal successo, dal “tutti fanno così”, dall'”abbiamo sempre fatto così”. Ma vivere semplicemente vivere per sperare e credere nell’eternità.
    Grazie
    Roberta

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