Chi dice la gente che io sia? Chiede Gesù..
Mi sono messo per curiosità davanti a internet e l’ho cercato su google..
La prima voce naturalmente arriva da wikipedia.. ma si segnalano 4 milioni e mezzo di risposte e siti da visitare.. c’è davvero di tutto.
Se ora mi mettessi col microfono a passare tra di voi facendovi questa domanda cosa rispondereste? Chi dice la gente che sia Gesù Cristo? Un eroe, un fantasma, uno zombie.. qualcuno di morto che però é ancora vivo, un mito, un personaggio inventato, un bravo ragazzo..
Gesù voleva provocare i discepoli a rendersi conto di cosa significasse seguirlo. La prende larga.. la gente chi dice..
Un po’ come cercare in internet, ascoltare le persone che parlano al bar.. poi li mette all’angolo incalzando e rivolgendosi direttamente a loro.. quasi a dire.. guardate che non é perchè mi seguite e io vi ho scelti come discepoli che possiate sentirvi a posto, non é che siccome vieni a messa tutte le domeniche, sei prete, suora, sposato in chiesa o animatore e catechista che significhi niente.. devi metterti in discussione anche, anzi, soprattutto te.. prima di parlare di Dio agli altri.. cerchiamo di imparare a parlare a Lui di noi e degli altri..
Questa pagina la conosciamo bene.. fin troppo facile ormai, rispondere a cosa serve? Potremmo snocciolare risposte pre confezionate da catechismo o da manuale della fede.. come per certi versi accade, abbiamo sentito, nel vangelo.. ma quanti avrebbero qualcosa di davvero personale da raccontare?§
Vi faccio una proposta: perchè oggi non ci proviamo a dedicare ad un’altra impresa ben più ardua.. chi accetta la sfida?
Invece di profonderci in risposte devote e frasi ad effetto.. perchè non ci dedichiamo qualche istante a chiedere a noi stessi.. “Ma io, chi sono..caro Gesù, come mi sento davanti a te? Non cosa dico di te… ma cosa dico di me davanti a te…Chi sono? Come mi percepisco, mi vivo, mi ascolto? E soprattutto.. perchè? Cosa avrei da dire? Quale la mia storia da raccontare?”
Posso venire a messa da una vita e fare tante pratiche cristiane e del bene, ma questa é l’unica domanda essenziale.. non chi dice Signore Signore.. dirà Gesù stesso in un’altra pagina altrettanto scomoda..
La festa dei santi Pietro e Paolo ci parla di due autentici campioni di fede.. ma quanta fatica hanno fatto, che caratteraccio avevano. Ma hanno risposto in prima persona con la loro vita alla domanda di Gesù. Se avessimo tempo di leggere per intero un vangelo, ad esempio quello di Marco, poco più di 100 pagine, tempo stimato meno di due ore.. vi sfiderei a trovare una bella figura di Pietro: non ce ne sono. Un vero disastro.. al di là del triplice tradimento prima del gallo o del “vade retro Satana”.. un vero sfascio. Non ne ha fatta una di giusta. E Paolo? Sappiamo che ha trascorso la prima parte della sua vita a perseguitare, incarcerare e uccidere i cristiani, seguaci di quel Gesù Cristo. E poi? Tre viaggi missionari incredibili per evangelizzare in pochi anni tutto il Mediterraneo.. questa é storia, é archeologia, non leggende o favole. Dati oggettivi. Non servono certo a credere, ma possono dare da pensare, cosa forse oggi, per certi versi, ben più difficile e trasgressiva.
Le loro storie con Gesù sono complicate, ma splendide, cariche di umanità, di tappe, di crisi e rilanci, di sconfitte, tradimenti e abbandoni fiduciosi. Di umanità frastornate, ma rese strumento di un annuncio e un messagio di una potenza straordinaria.. tutto é grazia, dirà Paolo.. ”ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” dice congedandosi da Timoteo nella seconda lettura.. il suo testamento..
E Pietro? Nella prima lettura, incarcerato per aver annunciato il vangelo, si sente strumento.. ”Ora so che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode”..
Gli dice “beato”, però lo chiama “figlio di Giona”. “Figlio”, nella cultura ebraica non indica soltanto chi è nato da qualcuno, ma chi gli assomiglia nel comportamento. E Gesù lo chiama “figlio di Giona”. Giona è l’unico tra i profeti dell’Antico Testamento che ha fatto esattamente il contrario di quello che il Signore gli aveva comandato. Quindi, in questo “figlio di Giona”, Gesù fa il ritratto di Pietro: farà sempre il contrario di quello che Gesù gli chiederà di fare, ma poi alla fine si convertirà.
A Paolo, prima della sua conversione, dirà “perchè mi perseguiti?”
Le loro storie motivino le nostre..
A darci questa risposta.. chi sono io davanti a te? Come mi sento?
Tu Gesù.. non “il Signore” in terza persona..
Tu quando torno dalla comunione e ti sento in me e ti posso parlare.. tu che chiamo salvatore e redentore.. ma se non ho scoperto con umiltà e onestà cosa in me, quale atteggiamento, vizio, compromesso.. mi rende falso, ipocrita, indifferente o connivente.. che lo dico a fare che sei il mio salvatore? Puoi indicarmi la verità, ma resto libero di ignorarla..
Tu che ti fai Parola di Dio tutte le volte che ascoltiamo il vangelo a messa e non solo.
Tu che ci permetti di toccare con struggente drammaticità la bara di un nostro caro, ma senza disperare perchè quello é solo un arrivederci grazie alla tua risurrezione e al nostro battesimo.
Tu che ci hai assicurato che nessuna sofferenza o dolore andrà sprecato e che la vita é eterna, cioè significativa, già ora mentre la viviamo qui sulla terra.
Tu che mi mostri con la tua vita come Dio vuole essere vissuto e sentito.
Tu che sei la porta per andare al Padre.
Tu che dai la grazia di accogliere, durante il sacramento del matrimonio, il mio coniuge.. con la grazia di Cristo io accolgo te per sempre.
Tu che mi doni la forza di perdonare se te la chiedo e mi vuoi mostrare il volto del Padre misericordioso nel sacramento della riconciliazione.
Tu che mi chiedi di lasciarti lavare i piedi prima di far tante altre cose, cioè di accettare di essere accettato, accolto, amato e prezioso, prima che bravo cristiano.
Ti chiediamo, Gesù, per intercessione dei SS Pietro e Paolo, in loro compagnia, di aiutarci ad abbassare la guardia e riconoscere noi stessi davanti a te come ad uno specchio, fa che si ci sentiamo come tu vuoi.. fa che ci percepiamo tuoi fratelli, aumenta in noi il desiderio di frequentarti e di dire quindi anche agli altri chi sei.