XIV° T.O. – Anno A

02072014

In ascolto del Vangelo secondo San Matteo (11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Stanchi: fisicamente, psicologicamente, affettivamente: di cosa sei stanco? Cosa ti ha fiaccata? Di cosa non ne puoi davvero più?

Oppressi: quel peso alla bocca dello stomaco o sul petto.. magari costante, ansiogeno, che toglie il respiro.. un pensiero, una preoccupazione, un problema, il senso di impotenza per, un vuoto dentro a causa di..

Giogo: come le bestie. Fianco a fianco. Ecco la fede cristiana, ecco Gesù: noi vorremmo Superman che ci sposta i macigni da davanti, vorremmo Batman che ci toglie il nemico di torno.. Lui ci dice.. accogli il mio giogo, cioè mettimi al tuo fianco, sentimi accanto. Camminiamo assieme, sopportiamo assieme, soffriamo assieme.. tutto sarà più dolce e leggero. Il resto è magia: ma non solo.. sarebbe vita irreale e disincarnata.

Ristoro: usiamo poco questa parola (ristorante), ma sa di ombra, acqua fresca, un sasso su cui sedere, brezza leggera sul viso, qualcosa da mangiare..
Tanti aspetti in questa parola.. per dire molto più di una risposta ad un problema o qualcosa di intellettuale o pratico..

Sembrerebbe così poco, illusorio o fittizio. Tutto qua, verrebbe da sbuffare? Non c’è altro? Nessun miracolo o soluzione alternativa? Nemmeno uno sconto?
Come faccio a restare sotto quel giogo: percependo la presenza, potendo parlargli di quel che si tratta.. affidandoglielo, offrendo quel che vivo e patisco nella preghiera, magari per una giusta causa. Attaccandomi a quel giogo crocefisso.. in due peserà meno. Ma è la mia vita, la realtà in cui sono inchiodato e inserito, da patire e ciucciare fino in fondo. Ma non più da solo.

 

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Un pensiero su “XIV° T.O. – Anno A

  1. Roberta

    Mi colpisce come Gesù prima di rivolgersi a noi, rende lode al Padre, come se ogni sua parola prendesse forma prima di tutto dal dialogo tra Lui e il Padre. Lui ci dona quello che a sua volta ha ricevuto e poi “venite a me”. Questa frase mi fa pensare ad una calamita che porta su di sè le mie stanchezze: l’essere genitore, l’essere coppia, l’essere presenza all’interno della comunità cristiana. Come si fa ad essere miti quando ti verrebbe voglia di urlare? Come si fa ad essere umili, quando ti senti di dire delle cose all’interno della comunità che non funzionano, ma che rischierebbero di attirare l’attenzione solo su di te? Alle volte mi chiedo: faccio quello che piace a me o faccio quello che desidera il Signore?E’così sottile il confine tra la volontà umana e la volontà di Dio. Alle volte stimoli esterni o quello che pensano gli altri prendono il sopravvento nel mio cuore e perdo il sentiero di Gesù, perchè umanamente do spazio all’orgoglio, alle cose da fare come dico io e invece quello è il momento di fermarsi e di supplicare nella preghiera quale sia il sentiero da percorrere. Ho desiderio di sentire questo ristoro e già l’ho sentito andandomi a confessare e alle volte nelle fatiche, quando non vedo soluzioni è perchè Gesù desidera che resti ancora più attaccata a Lui.

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