XXV° – A

clint

(Clint Eastwood: Il buono, il brutto, il cattivo 1966, film di Sergio Leone.)

 

Per una raffinata parentesi in musica:
e per gli animi più rock..

 

In ascolto del Vangelo secondo San Matteo 20,1-16

Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

“Oppure tu sei invidioso.. perchè io sono buono?” Sbaa.. bhaaam! Analisi glaciale e chirurgica, spietata.
Forse è proprio esattamente questo: la bontà da fastidio. O commuove.. così politically correct.. o da fastidio perchè siamo subito pronti a contestarla, relativizzarla, analizzare se, perchè, ma.. trovarne doppi fini o sottofondi.
Invidia perchè buono. Come si sente uno invidioso della bontà altrui? Forse cattivo.. forse tirchio o vittima di una sottile, lancinante sensazione di rivalsa e risarcimento. La vita gli deve qualcosa; lui ha tenuto duro e.. tutto qua?
Quanta gente spreca energie e affetti e si macera lo stomaco di ansia, frustrazione, odio, rabbia.. vive con la sordida e radicata sensazione dell’essere sempre creditore di tutto a tutti.
Alla vita, a Dio, alla sua famiglia. E ci si sguazza.. una cultura del risarcimento.. della rivalsa, della ripicca..
Ma se per una volta provassimo a metterci nello stupore di quell’operaio che si aspettava forse un bicchier d’acqua e la promessa di riprendere domani il lavoro.. come si sarà sentito?
Abbiamo mai fatto l’esperienza di essere raggiunti e avvolti da un gesto, un’esperienza di totale gratuità.. immeritata, immotivata, insperata, inaudita? Proviamo a pensarci.
Forse alla fine è sempre questione di lasciarsi voler bene e stupire, lasciarsi annunciare che la nostra vita ha una marcia in più e Dio non è un’idea, ma una sorgente di amore che ci vuole bonificare e dissetare. Che il modo raffinato e unico con il quale vogliamo essere amati trova piena e totale corrispondenza.. in Lui.
A volte ho avuto la sottile tentazione di pensare una cosa: trovandomi a discutere per l’ennesima volta con uno incazzato con Dio che “non esiste”, con la fede che non ha ecc. ecc.. tutto ragione, dubbio, sospetto e scetticismo.. ho avuto la semplice sensazione che il problema non fosse l’esistenza o meno di Dio e la sua fede.. ma la sua affettività, la capacità di volersi bene lasciandosi voler bene, il riconoscersi amabili, amati gratis.. lasciare che ci fosse amore per lui. Quale è del resto il volere di Dio se non amarci gratis?
Piuttosto la morte.. sibila qualcuno.. e si chiude, si barrica, si difende.
Ma che hai da perdere?
Che ne pensate?

COMMENTA!

 

2 pensieri su “XXV° – A

  1. brichese francesco

    Più che bontà, nel padrone di casa del brano evangelico vedo una certa eccentricità.
    E’ vero che i criteri di Dio non sono quelli degli uomini, ma anche affidare tutto al ghiribizzo non mi pare l’insegnamento più opportuno,

  2. Roberta

    Essere riconosciuti, dimostrare qualcosa a qualcuno, far vedere che si è capaci di fare, ecco ciò che ci frega. Eppure leggendo il Vangelo e il commento, mi immagino il Signore che mi dice: “Roberta non me ne frega niente di tutto questo, mi interessi tu, quello che sei, ciò che desideri nel profondo del cuore”.
    Mi viene in mente il modo in cui alle volte ho rinfacciato ai miei genitori di esserci stati più con i miei nipoti che con le mie figlie. Il ragionamento che spesso facevo era quello di dire che io me la son cavata da sola con le mie figlie, non ho avuto tanto i nonni come aiuto, opportunità invece data ai miei fratelli e ai loro figli (invidiosa perchè sono buoni???SI!). Poi ad un certo punto mi son fermata pensando che quando ho avuto le mie figlie,i miei genitori avevano ancora tre figli a casa e io non abitavo più vicino a loro. Cosa potevo pretendere?La lontananza dai miei genitori però ha fatto sì che io cercassi aiuto altrove, questo ha creato legami,amicizie, aiuto reciproco con altre coppie. Nuovi rapporti, nuove amicizie che manda il Signore, ma alle volte è difficile rendersene conto, per quanto uno costruisca qualcosa di nuovo, se solo volge lo sguardo indietro resta fregato,resta chiuso in gabbia. La mia gabbia era l’invidia che non mi faceva vedere ciò che di bello stavo costruendo, presa com’ero a contare tutte le volte che i miei genitori tenevano i miei nipoti. Chissà come avrei visto io il padrone della vigna,forse mi sarei lamentata o forse avrei apprezzato in lui questa dote di bontà e giustizia. Il Signore incoraggia l’ultimo, ama chi “non era stato preso da nessuno a giornata”, dona una possibilità. Conosco un signore che si lamenta perché sua figlia lavora tantissimo e secondo lui dovrebbe avere uno stipendio più alto….ha fatto tanti sacrifici…e non è giusto…chi fa un lavoro meno oneroso prende di più ecc. ecc……Ma io dico e l’amore e la passione con cui svolge il lavoro, non conta? E se a lei basta?
    Se penso all’amore gratutito del Signore per me, mi viene in mente una cosa che mi è successa.Una sera stavo parlando animatamente con una persona contenstando alcune affermazioni che aveva fatto e che non mi erano piaciute, ad un certo punto questa persona mi ha detto:”io ti voglio bene”. Così dal nulla, dalla mia rabbia che stavo scaricando è uscito dal fango:”ti voglio bene”. E mi ha disarmato, perchè ho sentito un bene reale che andava al di là di tutto che copriva tutto e scopriva il mio desiderio di sentirmi amata. Così l’amore gratuito del Signore: mi stupisce, mi raggiunge quando meno me lo aspetto, scarica le mie tensioni e le trasforma in….attenzioni!
    Grazie
    Roberta

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