“Risate bibliche e figuracce..” – Omelia IV° Domenica di Avvento – B
Questo Vangelo lo conosciamo bene.. forse non ci troviamo ormai nulla di nuovo o interessante.
Vi propongo di guardarlo da un’altra prospettiva: dalla prima lettura, che secondo me fa morir dal ridere..
Entrambe le pagine che abbiamo accolto parlano in qualche modo di casa. Prendiamo pure in mano il foglietto.. l’autore del secondo libro di Samuele è un fine umorista.
Il re Davide, ci dice, dopo che Dio lo ha reso vittorioso sui nemici e si sta riposando.. che fa? Invece di rilassarsi pensa e dice, quasi a voce alta al profeta Natan: io abito in una casa di cedro e l’arca di Dio, Dio insomma, vive sotto una tenda. Gli farò una casa: come dire, ora ci penso io a Dio, mi sdebito.. lui è stato buono, così lo ricompenserò.
E fin qua magari sottilmente potremmo veder tanta nostra fede fatta di meriti, di aspettative, calcoli.. di un Dio con cui contrattiamo: faccio il bravo, tu farai altrettanto.
Dobbiamo sempre vigilare sul volto di Dio che abbiamo dentro e con il quale ci relazioniamo nelle nostre coscienze.
Forse anche tanti nostri preparativi natalizi hanno questo sapore.
Rischiamo di preparare, ma non vivere quella nascita.
Prepararla ovunque, per chiunque tranne che per noi. Nei ns cuori.
Di farlo perché bisogna, perché xè beo, non perché ne ho bisogno.
E Dio? Risponde attraverso il profeta Natan: lo fa con un elenco bellissimo di cose che, forse Davide ha bisogno gli si rinfreschi la memoria, Dio per primo ha fatto per lui. Un elenco preciso, più di 8 azioni con cui Dio dice a Davide.. guarda che sono io.
Io ti ho scelto quando non eri che un pastorello al pascolo, io ti ho consacrato re, io ho distrutto i tuoi nemici, io renderò grande il tuo nome, io fisserò un luogo per Israele, io farò a te una casa, io ti susciterò una discendenza eccetera.. bellissimo. Senti caro, ma.. Chi ti ha chiesto niente, stai tranquillo Davide.. sembra dirgli Dio.
E nel vangelo? Esattamente il contrario.. Maria non si aspetta nulla, non prepara nulla e riceve tutto!
Davide vuole preparare una casa a Dio. Maria diventa casa per il figlio di Dio. Ecco uno spunto per noi. Il Natale non va costruito fuori, ma dentro di noi. Altrimenti facciamo ridere pure Dio..
Davide volendo costruire una casa a Dio si sente al suo livello se non superiore. Da la sensazione di volerlo gestire, possedere. Ma anche, se ci pensiamo.. ti preparo la casa e ti ci chiudo dentro. Poi ti arrangi. Io, il mio l’ho fatto. Come un padre che faccia la casa al figlio.. e poi si arrangi. Davide tratta Dio così. Lo manda fuori dalla sua vita, in cui non lo riconosce all’opera (altra cosa da notare) e mandandolo fuori lo vuole sistemare, per poi sentirsi a posto. Anche noi rischiamo spesso questo, magari proprio mentre ci affanniamo in tante cose da fare cristiane (tradizionali e religiose), ma non gli offriamo il nostro cuore come una mangiatoia, non lo sgomberiamo con il sacramento della riconciliazione.. non scegliamo il silenzio e la logica del presepio.
Davide vuole come mettere in gabbia Dio, trattarlo come un trofeo per sentirsi bravo, importante, realizzato. Dio se ne frega. Non è li nei suoi pensieri di onnipotenza.. faccio io.. ma è altrove. E’ a Nazareth. Dio sceglie Maria. A lei chiede il corpo cioè la vita: è la tua vita, non i tuoi meriti che devono inzupparsi di vangelo.
Ecco la serva del Signore, risponde all’angelo. Non la cameriera. Serva dice.. voglio servirti a qualcosa, caro Dio. La domanda fondamentale: a cosa serve la mia vita? A cosa ti servo, mio Dio?
Quante volte queste domande ci logorano: quando non abbiamo il lavoro che vorremmo, o forse nemmeno più un lavoro e abbiamo una certa età, quando non riusciamo a far traboccare le nostre vite in altra vita, quando i nostri figli sembrano smentire quanto abbiamo insegnato e testimoniato loro, quando il futuro sembra star bene lo stesso senza di noi.. domande pesanti. E Dio non risponde? Dio ha sempre un sogno per ciascuno di noi. Lo so, non ci farà arrivare al 27, ma è un padre, non un mago.
Li dove e come ci troviamo, lui è con noi. Ecco come anche le nostre vite sono piene di grazia.
(Se perdiamo la memoria, come Davide, di come Dio è stato presente nelle nostre vite.. se non ricordiamo, ringraziamo, riflettiamo.. rischiamo di fare la stessa cosa di Davide e di sentirci noi.. chiamati a sistemare anche Dio, per poi sentirci a posto e bravi.. quasi qualcuno potesse dire a Dio che è fortunato perché ci siamo presi cura di Lui..)
La prima parola dell’angelo a Maria “chaire” non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, ogni giorno, cerchiamo: la gioia “rallegrati, gioisci, sii felice“. Non chiede: prega, inginocchiati, fai questo o quello. Ma semplicemente: apriti alla gioia; non le chiede ne di essere perfetta ne competente ne di meritarselo. Le chiede disponibilità e fiducia. A cosa ti servo? Come la mia vita diventa servizio? Cioè dono per gli altri?
Maria ci è accanto per imitarla nell’accogliere Gesù nelle nostre vite. Perché ciascuno celebri il Natale facendo la mangiatoia.
Che differenza c’è tra Maria che accoglie tra le braccia il figlio Gesù e noi che alla comunione lo accoglieremo (non lo prenderemo!) tra le nostre mani? Non è poesia.. ma ci vuole un briciolo di consapevolezza e la vertigine della fede.
Ascoltare la sua parola, pregarlo con fiducia e confidenza, (non a memoria!), sentirlo davvero in noi perché battezzati, cresimati, perché lo accogliamo realmente vivo nell’eucaristia.. questo evangelizzi da dentro le nostre vite, le colmi di grazia.. diventiamo come Maria casa di Gesù per farci accompagnare da lui nella nostra vita quotidiana.
Vivremo un Natale da Davide.. che sistema Dio e lo relega tra i buoni propositi e le cose da fare o come Maria, disponibili e accoglienti?
Ti chiediamo Gesù, in questi ultimi giorni che ci separano dalla celebrazione della tua nascita, un cuore umile e disponibile perché non sia il solito Natale ma un Natale insolito, perché finalmente anche noi ti abbiamo lasciato, come Maria, entrare davvero in relazione con noi.