Nel linguaggio comune ci diciamo spesso..
“Sfiguràti” dalla fatica, dalla tensione e stanchezza..
“Raggianti”, ci avviciniamo.. luce, volto luminoso di gioia, di pace..
Una mamma che tiene tra le braccia il figlio appena nato, una coppia di sposi il giorno del matrimonio, un traguardo raggiunto.. come pure, quella dignità espressa dal volto di chi pur nel lutto o nella sofferenza sa irradiare fede, speranza, forza: quante volte, si dice “si preoccupava di noi, ci incoraggiava”, ecco i volti “trasfigurati” che diventano promettenti per noi.
Il segno visibile di un qualcosa di così importante e prezioso che va oltre il tuo volto, una luce che da dentro, illumina il viso, la vita e offre prospettive diverse.. perché celebrare la quaresima altrimenti?
Guai a noi se dimentichiamo che tutte le nostre vie crucis e venerdì a base di pesce.. non servono che a prepararci alla Pasqua!
4 sono le domeniche di quaresima, ma 6 quelle di Pasqua.. bellissimo!
Restiamo allora su questa liturgia:
Dall’abisso di pietre al monte della luce, dalle tentazioni nel deserto (domenica scorsa) alla trasfigurazione. Queste prime due domeniche offrono la sintesi del percorso che la vita cristiana di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d’ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. In noi che siamo, assicura Gesù, luce del mondo. Nei nostri cuori non convivono forse luci e ombre?
Evangelizzare le nostre zone d’ombra.. le parti di noi in cui ci sentiamo impotenti, morti, spenti, tiepidi, compromessi o conniventi.
Liberare la luce sepolta in noi, luce di desiderio, pace, di amore, la voglia di condividere, educare, esserci .. vivere da trasfigurati.
Pensate a quando diciamo che uno “era scuro in volto…” come pure ad un sorriso solare..
Significa passare dalla morte alla vita, dalla vita minima, sopravvivere ad una vita piena, succosa, raggiante. Solo per questo vale la pena aspettare la Pasqua…la notte del sabato santo in cui accenderemo le nostre candele alla luce del cero pasquale, alla luce della risurrezione per noi. Cristo luce del mondo verrà ad illuminare le nostre fragilità e le nostre ferite potranno diventare feritoie da cui intravedere luce!
Domenica scorsa Gesù aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce e testimoniare la bellezza della vita. Come accade ciò?
Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto.
Pietro era da poco stato rimproverato come Satana e Giacomo e Giovanni, detti i due figli del tuono. Gesù porta con sé chi sta facendo più fatica a seguirlo.. a fare comunità coi 12, bello! Il suo amore è sempre artigianale, come un sarto lo cuce su misura dei nostri cuori, di quel che abbiamo necessità, ci conosce, non siamo fatti in serie.
La montagna invece è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l’ultimo; i monti sono, nella Bibbia, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.
E’ come se portandoli lassù, loro tre.. li volesse avvicinare di più a Dio, come un padre che sollevi in braccio i figli per gioco..
Ecco il senso della nostra vita cristiana: lasciarci accompagnare da Gesù al Padre. Riscoprirci e gustare la nostra vita da figli e quindi fratelli e sorelle tra di noi.
Ieri ero a Venezia con i nostri scout. Sul ponte della stazione è pieno. Tutti vendono un’antennina a cui attaccare il cellulare per farsi i selfie.. le foto ricordo fai da te.
A volte mi fanno sorridere i nostri tentativi di fotografare qualsiasi cosa, in qualunque momento.. fatichiamo a vivere il presente impegnati solo a fotografarlo o registrarlo. Per salvarlo.. nei nostri pc, rischiamo il più delle volte di perderlo.. dal vero, non gustarlo.
L’ansia di possedere, trattenere, immagazzinare, essere padroni.. invece che sapersi stupire e ringraziare il Padre perché a noi figli.. ha regalato quel tramonto, un panorama mozzafiato, è un po’ come Pietro. Che significa fare le tre capanne? Trattenere. E’ bello ma.. invece di gustarlo lo voglio.. trattenere, possedere.
Rischiamo anche noi cristiani spesso una visione di fede un po’ intimistica.. tratteniamo Gesù.. abbiamo le nostre cose devote da fare, ma siamo chiusi, fatichiamo a vivere da figli e fratelli e sorelle.
Il vangelo dice che Pietro lo fa per paura. Anche noi: vittime della paura di perderci, andare oltre, osare sperare e cambiare.. di non meritare o poter gustare. Possedere ci rassicura.. ma ci incatena il cuore.
Un volto raggiante invece, trasfigurato, nasce a poco a poco nella fede di chi si riconosca amato. Ecco perché aspetteremo Pasqua e vivremo la quaresima. Perché ci vogliamo fidare di questo Dio che si compiace nel Figlio. Ascoltatelo, ci dice, il vangelo! Ascoltiamolo allora, sussurrare in noi, nei nostri cuori, tra quelle ombre e luci, che siamo preziosi ai suoi occhi e che ci vuole portare al Padre; allora anche noi potremo essere trasfigurati, da quello sguardo d’amore a cui chiediamo, ostinati, ci illuminarci la vita.
E’ bellissimo trasmettere con il volto le emozioni che si provano.Il volto esprime quello che le parole non dicono.Grazie Bruna.