(Tempo di lettura previsto: 7 minuti)
Seconda Settimana: da qualche parte tra Coimbra e Porto
In Ascolto del Vangelo secondo San Marco 9,38-43.45.47s
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Vangelino da niente, questa domenica, anche se purtroppo i liturgisti o chi per essi ne hanno fatto un po’ un taglia/incolla..
Comunque nella prima parte ci viene ricordato che Gesù, diciamo é di “manica larga”, e mai ha sopportato confini o feudi.. “Noi e loro, quelli e questi, lontani e vicini.. ” (come non pensare alle nostre parrocchie spesso asfittiche è troppo preoccupate di fare e dire che si fa?).
Ma su questo i mie più affezionati gocciolati lettori sanno che.. insomma non vorrei ripetermi..
Gesú poi, quasi a voler essere ancora più chiaro ci fa l’esempio del bicchier d’acqua: Caro..
Immagine poetica, luminosa, evocativa. Ci fa quasi trasognare.. prima del tracollo: stiamo ancora mescolandoci nel brodo di giuggiole che ci va di traverso tutto.
La macina al collo? Per chi come me.. le “macine” adora inzupparle nel latte, prenderle su intere col cucchiaio e farsele esplodere in bocca.. c’è poco da stare tranquilli..
E poi quella pedante descrizione minuziosamente chirurgica nell’elenco delle parti del corpo.. a voler ben ribadire.. e che diamine.. ne verremmo fuori come l’Emmenthal..
Quello stesso bambino messo al centro domenica scorsa come monito e insegnamento oggi decide di noi.. nel bene e nel male, insomma.. scandalo: se non ricordo male si tratta letteralmente di “inciampo”: qualcosa che ostacoli il mio essere come quel bambino, insomma.. significa innanzitutto riconoscersi in un qualcosa di più grande, bello e nobile di noi, una dignità maggiore che Lui ci consegna e che noi dobbiamo accogliere, come prima buona notizia, senza falsi pudori e facendo pace con l’autostima..
Quante volte qualcuno mi dice di non credere.. cerco di dirgli che nemmeno io credo in quel Dio in cui lui dice di non credere..
La cosa più importante non é credere in Dio, ma credere che Lui crede in me. (L’indicativo mi pare più incisivo del congiuntivo, chiedo venia ai puristi..)
Da qui allora prendiamo il largo, come una macina, maestosa nella tazza di latte.. e riconosciamo qualche scoglio duro che in noi ostacoli, ci faccia inciampare.. sia zavorra.
Nel nostro sguardo, nella memoria magari ferita e incancrenita, nell’agire quotidiano generoso e disponibile, nel saper andare con coraggio e per primo verso..
Riusciamo insomma a chiamare per nome qualche nostro peccato o connivenza?
Non disperiamo.. chiamiamola per nome.. sarà come lasciarla immergere, inzuppare nel latte della misericordia di Dio Padre.. ( o a questo punto madre?).
Comunque nella prima parte ci viene ricordato che Gesù, diciamo é di “manica larga”, e mai ha sopportato confini o feudi.. “Noi e loro, quelli e questi, lontani e vicini.. ” (come non pensare alle nostre parrocchie spesso asfittiche è troppo preoccupate di fare e dire che si fa?).
Ma su questo i mie più affezionati gocciolati lettori sanno che.. insomma non vorrei ripetermi..
Gesú poi, quasi a voler essere ancora più chiaro ci fa l’esempio del bicchier d’acqua: Caro..
Immagine poetica, luminosa, evocativa. Ci fa quasi trasognare.. prima del tracollo: stiamo ancora mescolandoci nel brodo di giuggiole che ci va di traverso tutto.
La macina al collo? Per chi come me.. le “macine” adora inzupparle nel latte, prenderle su intere col cucchiaio e farsele esplodere in bocca.. c’è poco da stare tranquilli..
E poi quella pedante descrizione minuziosamente chirurgica nell’elenco delle parti del corpo.. a voler ben ribadire.. e che diamine.. ne verremmo fuori come l’Emmenthal..
Quello stesso bambino messo al centro domenica scorsa come monito e insegnamento oggi decide di noi.. nel bene e nel male, insomma.. scandalo: se non ricordo male si tratta letteralmente di “inciampo”: qualcosa che ostacoli il mio essere come quel bambino, insomma.. significa innanzitutto riconoscersi in un qualcosa di più grande, bello e nobile di noi, una dignità maggiore che Lui ci consegna e che noi dobbiamo accogliere, come prima buona notizia, senza falsi pudori e facendo pace con l’autostima..
Quante volte qualcuno mi dice di non credere.. cerco di dirgli che nemmeno io credo in quel Dio in cui lui dice di non credere..
La cosa più importante non é credere in Dio, ma credere che Lui crede in me. (L’indicativo mi pare più incisivo del congiuntivo, chiedo venia ai puristi..)
Da qui allora prendiamo il largo, come una macina, maestosa nella tazza di latte.. e riconosciamo qualche scoglio duro che in noi ostacoli, ci faccia inciampare.. sia zavorra.
Nel nostro sguardo, nella memoria magari ferita e incancrenita, nell’agire quotidiano generoso e disponibile, nel saper andare con coraggio e per primo verso..
Riusciamo insomma a chiamare per nome qualche nostro peccato o connivenza?
Non disperiamo.. chiamiamola per nome.. sarà come lasciarla immergere, inzuppare nel latte della misericordia di Dio Padre.. ( o a questo punto madre?).
Offriamogli intanto questa nostra disponibilità.. il resto lo offre Lui a noi.
Obrigado.Adeus.
Obrigado.Adeus.
Tornare bambini è “ritornare ad avere certezze”.
E tornare a fidarsi di qualcuno senza tentennamenti.
Con l’età, paradossale ma incontrovertibile, diminuiscono drasticamente le
sicurezze ed aumenta la nostalgia di quelle sensazioni che solo in route
si sperimentano di “tendina ben piantata, la notte, in alta montagna,
quando fuori si scatena il diluvio”.
Ma perchè, con gli anni, invece di aumentarle, le certezze,
disperatamente le vediamo affievolirsi?
Non è forse questo che ci chiede Gesù? Vuoi tornare ad essere come quando
eri piccolo?
Taglia via, abbandona, quello che fa germogliare e rinvigorire i tuoi
progressivi dubbi e rischia di trascinarti nella disperazione (perdere la
strada).
Se tu provi a fare come con la gramigna: ne tiri via un pò qui, un pò
lì…hai voglia! Sarà peggio di prima.
Taglia!
Abbi il coraggio che a volte ci vuole e che occasionalmente dimostri di
avere.
Taglia!
“Cosa” tagliare lo sai benissimo: fidati, e taglia!
Grazie Clod! Mi trovo nella situazione di dover tagliare, anzi ho già tagliato, ma ogni tanto con nostalgia mi guardo indietro e mi chiedo:”Ho fatto bene?”. Le tue parole mi rassicurano e mi dicono:”Sì hai fatto bene”. Le tue parole mi hanno fatto bene al cuore, grazie
Roberta
“La gatta frettolosa fece i gattini ciechi” si dice….
Rettifico :nell’ultima riga….”piuttosto che” ( anzichè”pur di…) Chiedo scusa !
Maria
Quanto mi ha fatto pensare,don Matteo, questa pagina del Vangelo,forse perché a prima
vista,sembra che non ci sia niente da dire |
Analizzando il testo si nota che è bene accetto “colui che fa un miracolo nel nome di Gesù ”
o che dà un bicchier d’acqua nel Suo nome”:,quindi un cristiano.
Ma si può essere amati da Dio,che è l’unico creatore e Padre di tutti,anche se non si è cristiani
(Cristo è venuto per la salvezza di tutti gli uomini …)
Ci sono gli ebrei ,i musulmani ,i buddisti ,gli induisti ecc…legati alle loro abitudini religiose ,
nati in altri luoghi ,con altre culture,altre mentalità..che magari ti accolgono benevolmente
anche se non sei dei loro..
“Libera coscienza in materia di religione !”Mi disse tempo fa un teologo (un po’ contestato
dalla Chiesa..)
…Mi ha fatto pensare un bel po’ anche la parola “scandalo”,che ti rende pienamente respon-
sabile verso te stesso ,ma soprattutto verso gli altri,i “piccoli” tanto amati da Gesù .
Spero proprio che non mi capiti di essere di scandalo a qualcuno ! Non mi piacerebbe
affatto dovermi buttare a mare con una macina al collo,nè tagliarmi a pezzi …..pur di essere
di inciampo a chicchessia !
Grazie e buon cammino !
Maria G.
.
Ecco, mentre Giovanni si preoccupa di distinguere chi appartiene al gruppo dei discepoli, come spesso facciamo anche noi: tu si…. tu no….tu forse! Gesù fa notare che ci sono degli atteggiamenti di misericordia (dato che siamo nell’anno della misericordia), di umanità e carità, come dare da bere che non possono “far perdere il diritto al paradiso”…nonostante non si faccia parte di questo o quel gruppo. Io nel mio cuore ho sempre una dottoressa che si professa atea (devo averlo già scritto..comunque) ma che è stata basilare in un periodo per me difficile e come me so che ha aiutato tantissime donne. Addirittura pur essendo “atea”, lo scrivo così perchè mi pare giusto; mi ha sempre stimolato ad approfondire la mia fede. Mi ha dato da bere l’acqua di cui avevo bisogno: io prego sempre per lei e mai nessuno potrà convincermi, per il bene che ha fatto, che per lei non ci sarà nei cieli nessuna ricompensa…sicuro che ci sarà!!! Per essere di Cristo,bisogna sentirsi bisognosi di questi gesti, semplici, ma che ti salvano la vita. Non siamo sempre e solo noi quelli che offrono il bicchiere d’acqua.
La mano, l’occhio, il piede…anche la parola può essere motivo di scandalo chi parla male di qualcuno per gelosia o solo per fare del male. A me viene da dire la frase del Padre Nostro, non quella vecchia “non ci indurre in tentazione”, ma quella nuova: NON CI ABBANDONARE NELLA TENTAZIONE.
Grazie
Roberta