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“Non c’è sciocchezza a cui l’uomo moderno non sia capace di credere, pur di evitare di credere in Cristo.”
(Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92)
(Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92)
In Ascolto del Vangelo secondo San Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Questa icona è magnifica: dice bene, quasi plasticamente, il succo di questa pagina. Non siamo certo di fronte ad un rendiconto di cronaca quanto ad una delicata catechesi. Le due donne parlano con le citazioni dell’antico testamento.. e Luca probabilmente ci vuole attraverso queste immagini e il testo che produce.. scaldarci il cuore verso questo Natale.
La fretta di Maria è la bella urgenza del mettersi a servire, del far traboccare quel di cui ci siamo riempiti.. un po’ come farsi voce.. di chi ti ha cambiato la vita.
Belli questi due corpi che si stanno facendo dilatare dal bambino – buona notizia.
Penso ad una donna incinta. Il suo corpo (le sue energie, risorse, tempi, forze, attenzioni, premure, desideri..) si modellano a poco a poco sempre più attorno a quel che porta dentro.. la vita della mamma inizia a “dipendere” dal contenuto. Lei viene plasmata.. dal frutto nel grembo.
Ecco cosa significa essere cristiani. Che da dentro.. la nostra vita, accogliendo la Buona Notizia di Cristo.. ti senti trasformare.. dilatare, riempire.
Tutto il resto è optional. La chiesa nasce da qui..
Tutte le volte che faccio la comunione, che ascolto davvero il Vangelo, che soffro per l’unità o la collaborazione della mia parrocchia, che patisco scandali per la divisione, che desidero fare bene e vivere meglio il mio servizio.. che fatico ad annunciare che la mia vita è così nei luoghi di lavoro, con miei amici o non in parrocchia.. non ha senso essere cristiani in parrocchia (magari in modo non edificante..) se non lo siamo da missionari (cosa se no?) nella vita ordinaria dei nostri stili di vita.. dalla strada alla palestra al bar allo spogliatoio al pianerottolo a..
Non dimentichiamo il festeggiato a spese delle “feste”.. per quanto.. ”buone”.
Mi piace pensare che il Figlio di Dio abbia voluto provare di persona cos’è la tenerezza
di una madre quando porta nel grembo un bambino e quanto grande è il suo amore,per
tutto il resto della vita.
Per mezzo di Maria Dio ha fatto di noi dei figli redenti e amati !
Quanto è grande la tua bontà,Signore !
Grazie
Maria