Quanto è affascinante incontrare una donna incinta e accarezzarle con stupore la pancia. Riconoscere i movimenti del bambino che cresce e si sposta in lei, si fa spazio, si mette comodo. La mamma lo avvolge col suo corpo, lo ascolta: il bambino le cresce dentro e potremmo dire la mamma gli cresce attorno, modellando il suo corpo, (tempo, energie, risorse..) attorno a lui. E’ il mistero della vita, una cosa sacra che ci stupisce, da contemplare. Questa domenica sentiamoci tutti come Elisabetta. Così ci prepareremo al Natale. C’è ancora tempo! Sia lei ad accompagnarci in questi ultimi giorni.
Elisabetta riceve la visita di Maria e si sente muovere dentro il bambino. Lo sente sussultare in lei. La sua vita non è più come prima. Chiediamole la capacità di sentire anche noi nelle nostre vite che qualcosa si muove. Che richiede coraggio, spazio e tempo. Esempio: ascoltando tante persone in questi giorni, nelle visite alle famiglie con un ammalato o un anziano, celebrando il sacramento della riconciliazione, mi pare ci sia tanto bisogno di questo Natale. Non della festa, ma di ascoltare come qualcosa sia già in movimento dentro molti di noi. Come per Elisabetta.. non sarà un bambino, ma forse è il Signore che ci tormenta, inquieta e domanda di prendere in mano le nostre vite. Elisabetta porta in sé il Battista, colui che prepara la via al Signore. Come per noi!
Un desiderio di pace da ritrovare, la voglia di girare pagina, un perdono che non siamo in grado di offrire, un’ansia che non sappiamo placare o gestire, un lutto da cicatrizzare, un grazie da riconoscere, una forza da chiedere, una grazia da sperare, davvero tutte queste cose sono come il Battista che prepara la via al Signore: in esse sentiamo scalpitare in noi la vita. E’ Lui a voler ridare qualità alle nostre esistenze, è Lui che ci chiede di essere accolto e ascoltato in noi.. nelle nostre coscienze, li dove non troviamo risposte o non abbiamo più parole.
Ecco il mistero del Natale: rischiamo di preparare tutto tranne il nostro cuore. Crediamo che dietro tanti sentimenti ed emozioni che si muovono in noi, nel bene o nel.. meglio ci possa esser la presenza di Dio? Che sia Lui a chiederci.. ma che stai facendo? Perché sprechi la tua vita? Perché sciupi un altro Natale? Perché non mi ascolti? Accoglimi, voglio esserti alleato, la tua vita mi interessa, come mai continui ad accontentarti, giustificarti.. perché non iniziamo a camminare assieme invece di volerti arrangiare a fare tutto? In particolare le tante belle cose cristiane???? Sorelle e fratelli, è il Signore ad essere già al lavoro in ciascuno di noi, a chiederci di rallentare, di liberarci, di riconoscerlo e accoglierlo, dargli tempo, fargli spazio, dare -in una parola- qualità alla nostra umanità. Abbiamo bisogno di questo: dare qualità evangelica alla nostra umanità ferita, stanca e disorientata. Allora sarà festa autentica. Solo così quel sussulto diventerà esperienza di gioia. Gioia perché abbiamo sperimentato che non siamo soli e Lui in noi ci guida, gli stiamo a cuore, fa il tifo per noi. Ecco Natale. Riconoscere che quello che festeggiamo è un Signore che vuole condividere le nostre esistenze fino in fondo e sul serio. Che non viene per restare sul presepio o appeso al crocefisso, ma per scuoterci, sostenerci, ascoltarci, illuminando le nostre coscienze e donandoci l’ebbrezza della verità di noi, la vertigine della verità, i sapore e la bellezza di una vita spesa da protagonisti e non col freno a mano tirato o con lo sguardo sazio e indifferente.
Solo così potremo fare nostre non solo le parole ma innanzitutto il desiderio stesso di Elisabetta: credere nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto. Credere che il Signore voglia realizzare quella promessa di vita condivisa per il quale si è impegnato con ciascuno di noi, se glielo permetteremo. Sia questo il nostro desiderio, che si muova in noi trovando accoglienza, umiltà e speranza.