“Come un mantra..” – Omelia IIa Domenica T.O. – A

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Tra un po’, terminando lo scambio di pace, quasi in automatico diremo per tre volte “Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo!”. Ma che stiamo facendo? 
(Magari un triste “agnello di dio” ci costringere ad interrompere un allegro canto per la pace!!!)
  Pensiamoci: la liturgia ci fa imitare il Battista, nel vangelo che abbiamo appena ascoltato. Cosa accade? Gesù, dopo il battesimo, sta iniziando il suo ministero pubblico: il Battista incontrandolo, lo riconosce e dice: ”Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Ad ogni messa siamo come il Battista. Invitati a riconoscere, in quell’ostia consacrata, il corpo di Cristo, che 
1) quello è l’agnello di Dio e che 2)“toglie i peccati del mondo”. Ecco la fede. Ma 1) che significa agnello? 
Nell’Esodo AT, il popolo di Israele viene liberato dalla schiavitù in Egitto evitando la morte perché le porte delle loro case erano riconoscibili per delle tracce di sangue di agnello… erano questi animali poi, ad essere uccisi a Pasqua nel tempio a mezzogiorno. Era il sacrificio più prezioso da offrire ad un Dio distante per tenerlo buono, vivendo da schiavi impauriti. Ricordiamo i mercanti del tempio. Ma Gesù era l’opposto e il Battista, pur a fatica (non lo conoscevo dice 2 volte) cambia idea e lo scopre. 
Un’immagine inattesa di Dio, una rivoluzione totale: non più il Dio che chiede sacrifici, ma Colui che sacrifica se stesso. 
E sarà così per tutto il Vangelo: un agnello invece di un leone; una chioccia invece di un’aquila; un bambino come modello del Regno; un germoglio di fico, un pizzico di lievito, i due spiccioli di una vedova. Il Dio che a Natale non solo si è fatto come noi, ma piccolo tra noi. Indifeso, non autosufficiente.
Un Dio che non si impone, si propone. Che non ti fa paura, ma che ha paura tu non riesca a lasciarti amare e per questo cammina vicino a te. Arriva la croce!   Noi siamo chiamati, come il Battista, guardando a Gesù, non più dal vivo ma realmente presente nel suo corpo appena consacrato a dire per 3 v…ecco l’agnello: ecco il vero volto di Dio, quello autentico. Non posso continuare a pensare male di Lui…e di me. Ricordiamolo…
    E poi, seconda domanda: che significa che toglie il peccato del mondo. Toglie il peccato: verbo al presente; non al futuro, come una speranza; non al passato, come un evento finito e concluso, ma adesso: ecco colui che continuamente, instancabilmente, toglie via, se solo lo accogli in te. Cosa sono i nostri peccati? occasioni sprecate per essere quel che siamo: avrei potuto essere generoso, invece sono stato pigro o egoista. Occasioni sprecate per vivere meglio. Per essere più umani.
Ma il peccato è una mentalità, io vengo prima di Dio. Posso essere  devoto, praticante, parrocchiano, credente ma a modo mio, dove le mie idee su di Lui valgono più di quel che Lui ha detto di sé o fatto per me. IL Battista e la liturgia ci fanno guardare al vero volto di Dio per noi. Ecco l’agnello di Dio, ribadiamo..quasi a doverci educare o convincere!!
Qui la fede ci illumina e sostiene, donandoci la possibilità di estirpare da noi questa mentalità.  In tutto il Vangelo Gesù ci spiega davvero chi è Dio attraverso la sua vita, il suo stile: per questo sale sulla croce: per interrompere quel tipo di rapporto religioso falso con Lui. La croce è l’ultimo sacrificio necessario, quello definitivo. Cristo accettando la morte per noi ha inaugurato un rapporto diverso con Dio. Si è fatto agnello perché noi potessimo accorgerci che Dio è diverso, è padre.
   E consapevoli di ciò, cosa faremo? faremo la comunione: mangeremo il corpo di Cristo, quell’agnello, ultimo sacrificio definitivo. Mangiare significa nutrirsi, quel che mangi ti aiuta a vivere meglio. Fate questo in memoria di me, diventate agnelli, non sacrificatevi per Dio ma gli uni per gli altri. Fare comunione tra di noi. Allora non è gesto di devozione vuota ma di impegno sociale. Lo riconfermiamo ogni volta che guardando all’eucaristia tra le mani del prete, diciamo agnello di dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi… che continuiamo a fraintendere il tuo amore e dona a noi la pace. L’amen che diremo alla comunione, nutrendoci di questo agnello, ci sostenga in questo atto di fede e ci faccia vivere così.

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