
youtu.be
Se l’angelo Gabriele andò da Maria a dirle che sarebbe diventata la madre del salvatore, è l’annunciazione… la pagina di oggi ha lo stesso valore, ma postumo. Una sorta di conferma di quanto accaduto. Il vecchio Simeone alla fine della sua lunga vita al tempio, ha l’occasione di incontrare Gesù, cioè il compimento delle sue attese, mantenute… ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace…muoia felice, insomma i miei occhi han visto la tua salvezza. Si è realizzata la promessa contenuta in tutto l’antico testamento che Dio ci avrebbe raggiunto. Pensiamo al Natale
Questi versetti la liturgia li ha messi in modo molto opportuno nella preghiera di compieta, con il quale la chiesa termina la giornata. Ci invita quindi con queste parole ad affidare quanto accaduto quel giorno al Signore, facendo quasi un esame di coscienza se quella salvezza io l’abbia cercata o colta nella mia vita quotidiana.. molto bello…
Ci ricorda che non possiamo dirci cristiani senza esser, desiderare di essere salvati. Lui che chiamiamo salvatore.. come riesce a salvarci e da cosa durante il giorno?
Lo possiamo scoprire se Lui illumina le nostre vite, le nostre coscienze e le scelte che compiamo. Cristo luce del mondo, il cero col quale la notte di Pasqua in una chiesa buia si inizia la veglia pasquale… e tutti accendono le candele….a quella stessa luce i nostri papà accendono la luce della fede battezzando i loro figli…
Le candele che ci porteremo a casa in questa festa (da cui il latino e l’italiano candelora..) ci ricordano che non abbiamo tra le mani nessuna oggetto magico ma Gesù. Simeone infatti continua nel vangelo dicendo… luce per illuminare la genti.
Per quello oggi si benedicono le candele. Perché abbiamo bisogno, a 40 giorni dal Natale, di portarci a casa la luce di Gesù. Gesù non fa luce, non è una lampadina, ma la sua vita e la sua Parola possono illuminare le nostre vite e aiutarci a cogliere la realtà in modo diverso. Non magico, sperando Dio ci risolva i problemi, ne devozionistico…portiamoci a casa gli oggetti sacri come ulivo, acqua, candele per sentirci a posto e metterle sulla mensola.. no.. Nella fede chiediamo al Signore di illuminarci con la sua Parola, di darci quindi speranza, coraggio, forza.
Chissà poi, al di là del volerci portare a casa l’oggetto..quanti si ricordano di usarlo. La tradizione ci consegna l’usanza di poterla accendere nei momenti di mal tempo, difficoltà, fatica, lutto, sofferenza, malattia. Mi viene in mente un faro che faccia luce in una notte di tempesta in mezzo al mare. Aiutando le barche a riconoscere dove sono, a non smarrirsi ne disperare, per ritrovare la direzione giusta e rientrare nella pace del porto, di casa.
Che bello pensare di poter accendere queste candele in casa nostra appena sentiamo avvicinarsi la burrasca di una lite, di una fatica, di una crisi o di un silenzio chiuso, di un fraintendimento.
Accendere la candela, lasciarla li come un segno… una invocazione,..vieni Signore Gesù e illumina quanto stiamo vivendo, donaci le parole e gli atteggiamenti giusti, illuminaci sul vero valore di quanto ci sta dividendo o mettendo contro…la tua luce ci aiuti a riconoscere la verità di noi e le cose fondamentali.
Allora sarà utile non solo per i temporali, secondo la tradizione ma per i momenti di burrasca in famiglia, tra di noi. Ecco la luce che Gesù vuole portare in noi, per aiutarci a guardare la realtà non in modo umano, orgoglioso, superficiale, egoista… ma come la guarda Lui, in modo divino. Noi siamo creati per quello, per diventare come Lui, illuminati…. che tra l’altro era uno dei primi nomi con il quale i cristiani, non ancora chiamati così, venivano riconosciuti e indicati.. gli “illuminati” appunto.
Ricordiamo quei rosari di plastica fosforescente, come le stanghette di certi orologi..che si vedono al buio? più si riempivano di luce, più poi al buio potevano illuminare.
Il vangelo di domenica prossima, nelle parole di Matteo ci faranno riconoscere sale e luce del mondo. Siamo luce nella misura in cui Lui ci illumina. Come quei piccoli rosari di plastica, chiediamo al Signore di lasciarci giorno per giorno riempire della sua luce di verità e carità; solo così potremo illuminarci a vicenda nel suo nome, come delle candele che portano a compimento la nostra salvezza.
Questi versetti la liturgia li ha messi in modo molto opportuno nella preghiera di compieta, con il quale la chiesa termina la giornata. Ci invita quindi con queste parole ad affidare quanto accaduto quel giorno al Signore, facendo quasi un esame di coscienza se quella salvezza io l’abbia cercata o colta nella mia vita quotidiana.. molto bello…
Ci ricorda che non possiamo dirci cristiani senza esser, desiderare di essere salvati. Lui che chiamiamo salvatore.. come riesce a salvarci e da cosa durante il giorno?
Lo possiamo scoprire se Lui illumina le nostre vite, le nostre coscienze e le scelte che compiamo. Cristo luce del mondo, il cero col quale la notte di Pasqua in una chiesa buia si inizia la veglia pasquale… e tutti accendono le candele….a quella stessa luce i nostri papà accendono la luce della fede battezzando i loro figli…
Le candele che ci porteremo a casa in questa festa (da cui il latino e l’italiano candelora..) ci ricordano che non abbiamo tra le mani nessuna oggetto magico ma Gesù. Simeone infatti continua nel vangelo dicendo… luce per illuminare la genti.
Per quello oggi si benedicono le candele. Perché abbiamo bisogno, a 40 giorni dal Natale, di portarci a casa la luce di Gesù. Gesù non fa luce, non è una lampadina, ma la sua vita e la sua Parola possono illuminare le nostre vite e aiutarci a cogliere la realtà in modo diverso. Non magico, sperando Dio ci risolva i problemi, ne devozionistico…portiamoci a casa gli oggetti sacri come ulivo, acqua, candele per sentirci a posto e metterle sulla mensola.. no.. Nella fede chiediamo al Signore di illuminarci con la sua Parola, di darci quindi speranza, coraggio, forza.
Chissà poi, al di là del volerci portare a casa l’oggetto..quanti si ricordano di usarlo. La tradizione ci consegna l’usanza di poterla accendere nei momenti di mal tempo, difficoltà, fatica, lutto, sofferenza, malattia. Mi viene in mente un faro che faccia luce in una notte di tempesta in mezzo al mare. Aiutando le barche a riconoscere dove sono, a non smarrirsi ne disperare, per ritrovare la direzione giusta e rientrare nella pace del porto, di casa.
Che bello pensare di poter accendere queste candele in casa nostra appena sentiamo avvicinarsi la burrasca di una lite, di una fatica, di una crisi o di un silenzio chiuso, di un fraintendimento.
Accendere la candela, lasciarla li come un segno… una invocazione,..vieni Signore Gesù e illumina quanto stiamo vivendo, donaci le parole e gli atteggiamenti giusti, illuminaci sul vero valore di quanto ci sta dividendo o mettendo contro…la tua luce ci aiuti a riconoscere la verità di noi e le cose fondamentali.
Allora sarà utile non solo per i temporali, secondo la tradizione ma per i momenti di burrasca in famiglia, tra di noi. Ecco la luce che Gesù vuole portare in noi, per aiutarci a guardare la realtà non in modo umano, orgoglioso, superficiale, egoista… ma come la guarda Lui, in modo divino. Noi siamo creati per quello, per diventare come Lui, illuminati…. che tra l’altro era uno dei primi nomi con il quale i cristiani, non ancora chiamati così, venivano riconosciuti e indicati.. gli “illuminati” appunto.
Ricordiamo quei rosari di plastica fosforescente, come le stanghette di certi orologi..che si vedono al buio? più si riempivano di luce, più poi al buio potevano illuminare.
Il vangelo di domenica prossima, nelle parole di Matteo ci faranno riconoscere sale e luce del mondo. Siamo luce nella misura in cui Lui ci illumina. Come quei piccoli rosari di plastica, chiediamo al Signore di lasciarci giorno per giorno riempire della sua luce di verità e carità; solo così potremo illuminarci a vicenda nel suo nome, come delle candele che portano a compimento la nostra salvezza.