“Gesù USB” – Omelia Notte di Natale 2017 B

 

“Liberaci Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni e con l’aiuto della tua misericordia… vivremo sempre liberi dal peccato e….sicuri da ogni turbamento…nell’attesa che si compia la beata speranza e …venga il nostro salvatore,… Gesù Cristo.”
Non è un augurio di Natale bellissimo? lo so, non lo è, ce lo sentiamo dire ad ogni messa, lo sappiamo a memoria ma è un desiderio reale e concreto che la comunità chiede al Signore. 
Ebbene oggi quella beata speranza è compiuta, il nostro salvatore, Gesù Cristo è arrivato. Oggi è nato per voi un salvatore…annunciano gli angeli ai pastori. Per questo siamo qui. 
Cosa evoca in noi la parola salvatore? la nostra salvezza…
Ma soprattutto…da cosa abbiamo bisogno di essere salvati e perché.      Credo sia una domanda fondamentale oggi…         Pensiamo…ad una chiavetta USB! 
 Tutti i giorni siamo abituati, usando un computer, a salvare i nostri file. Per farlo dobbiamo 1) dare loro un nome, che scegliamo come genitori premurosi per riconoscerli e quindi possiamo 2) salvarli, proteggerli dalla cancellazione, evitarne la dimenticanza, custodirne la vita nel tempo oltre…siamo sicuri quando sono salvati.. possiamo infine 3) condividerli con chi desideriamo. Tre passaggi interessanti, ormai per noi quotidiani. Eppure mi pare che l’informatica qui attinga a piene mani, inconsapevole, da qualcosa di più grande e prezioso…il dono delle nostre vite.
    Gesù che salva, è il nostro salvatore, come quella chiavetta.
Ci dà un nome, lo abbiamo ricevuto nel battesimo, sigillato nel diventare cristiani, rivestiti della nuova dignità di figli di Dio, la veste bianca; siamo salvati perché chiamati per nome, cioè amati personalmente da Dio. Il nome dice la nostra identità, la storia sacra che siamo stati, siamo e saremo. Essere cristiani significa credere in un Dio che ti rivolge la parola e chiama per nome, come un figlio, ti conosce fino in fondo. salmo 139, che accoglierà che Suo figlio Gesù dia la vita per te. Questo deve rassicurarci nella fede e renderci fieri, fieri di essere cristiani, figli del Padre!
Siamo salvati dalla dimenticanza, cioè dal vivere qui sulla terra in modo anonimo, casuale, come ingranaggi o numeri, validi solo se utili…E’ vero, viviamo in una cultura che scarta il più debole e ancora emargina, selezionando in base a criteri di convenienza economica e risparmio di risorse e non sono convinto che saremo più civili solo per una legge sul biotestamento; salvati dal non contare nulla, perché preziosi ai suoi occhi, in primis quanti si sentano abbandonati, superflui, falliti o fragili. Salvati dalla risurrezione di quel bambino che andrà in croce per noi: perché se non ci fosse, tutto finirebbe, qui sulla terra, saremmo cancellati dalla morte e sarebbe tragico, assurdo e beffardo. Quanto avessimo vissuto, goduto, sofferto e patito andrebbe perduto, rendendolo qui, ora, vuoto e inutile. La salvezza invece ci proietta oltre la vita terrena, pronti a compiere finalmente quanto qui abbiamo solo abbozzato e assaporato…e lì, gusteremo in pienezza.
E infine possiamo essere condivisi, cioè ciascuno, grazie a questa salvezza che Gesù ci offre, può essere importante per l’altro. Siamo più noi stessi solo grazie all’altro, al diverso da me, alle relazioni che ci completano e corresponsabilizzano.
Condividersi, convivere la comunione e la relazione tra di noi..
    Ecco come ci salva Gesù. Non lo fa di sua iniziativa: il primo ad essere stato chiamato per nome e condiviso,  è stato proprio Lui. Dio ci ha donato Suo figlio per salvarci con noi. Non regole, precetti, doveri, meriti, leggi o cose da fare…capisaldi di una religiosità tradizionale e abitudinaria che ha nauseato, deluso e allontanato tantissime persone che se ne sono andate o che continua a rendere zombie devoti tanti di noi…ma una presenza da accogliere perché rende ciascuno di noi figlio!: bella la 1a lettura!
Il popolo camminava nelle tenebre: il buio in cui spesso brancoliamo, del non senso, dell’indiffernza, dell’orgoglio ferito o altezzoso. Una luce rifulse. La luce è vita, come il sole che fa vivere e crescere. Hai moltiplicato la gioia, aumentato la letizia..e poi Isaia usa queste immagini, dalla realtà quotidiana del tempo: gioire come quando si miete…immaginiamo granai pieni, vigneti straripanti, la fine del lavoro e il godere soddisfatti della meritata abbondanza…o come quando si divide la preda, il bottino, pensate a quel tempo, significava essere stati fortunati poter mangiare carne insomma far festa! come quando andiamo ai rinfreschi con la roba gratis, ci abbuffiamo dando il peggio di noi, insomma!
   Questa gioia e soddisfazione ci viene offerta come frutto della salvezza, vita abbondante e piena: il salvatore, questo bambino che nasce per noi, ci rende come tutti genitori: lo sa bene chi è diventato papà o mamma…vi è stato dato un figlio e tu senza sentirti mai ne pronto ne arrivato impari a prendertene cura, premuroso, attento, innamorato…e così la tua vita cambia, diventi grande, responsabile, decentrato da te stesso…più lo curi, più per certi versi ti prendi cura di te ed educandolo, educhi te stesso! 
Carissimi, non è questa la vita cristiana per un credente? chi ha incontrato Cristo vivente nella propria vita e gusta il vangelo come riferimento per le proprie scelte, orientamento per vivere…sente che questo dà sapore, direzione e qualità bella alla propria esistenza. Più Cristo cresce in noi, più noi cresciamo diventando pienamente umani, cioè..divini! ecco la pedagogia di Dio…non soluzioni ne ricette, magie o desideri da realizzare ma ingredienti per fare da soli…e promesse mantenute. Gesù via, verità e vita, rendendoci figli, ci mostra il vero volto di Dio, quello di un Padre e quello del fratello o della sorella che cammina al nostro fianco.
Ecco come Gesù è il nostro salvatore, Natale significa nascita, quello che ci auguriamo per ciascuno di noi, un cuore mangiatoia, una coscienza che si lasci illuminare, una vita che sbocci all’amore e al bene comune. Ecco come quel salvatore, salverà ciascuno di noi. Buon Natale.

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