Assenza:libertà=presenza:responsabilità. Ascensione 2019 -C

 

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L’assenza provoca la libertà: se in classe manca per un attimo il prof. si cerca subito di copiare o far confusione; se al lavoro manca il titolare o il capoufficio, si beve magari un caffè in più, si rallenta o si guarda il cellulare. Se siamo chiamati a lasciare a casa da soli i figli, speriamo si comportino bene, come quando iniziano ad uscire da soli senza di noi… è come la resa dei conti…

 Provocando la libertà insomma, l’assenza dà la misura della maturità e della responsabilità delle persone.

E’ così anche nelle parrocchie: serve sempre il prete per tutto? Davvero? Vivere una collaborazione tra 3/4 parrocchie significa anche maturare autonomia e corresponsabilità, altrimenti, come in classe, magari si approfitta dell’assenza di controllo per fare quel che si vuole, per conservare magari il sovranismo parrocchiale piuttosto che un futuro condiviso e realista, a lungo respiro: anche perché lo sappiamo…siamo tutti cristiani finché ci fanno fare quel che vogliamo. Ma è questo lo stile cristiano di chiesa oggi? Basato sul controllo o la delega? E il nostro battesimo?

Per questo l’Ascensione ci ricorda che Gesù se ne va.  Come il migliore degli educatori, si fida, vuole cristiani adulti, maturi, consapevoli non ipocriti: la sua risurrezione ha solo inaugurato il tempo della chiesa che da allora noi stiamo vivendo. Quello cioè segnato dalla sua presenza diversa, nello Spirito, che spesso però noi cogliamo come assenza. 

Il rischio grande è vivere davvero come se non ci fosse. Relegarlo in cielo, tutte le volte che diciamo che è lassù, che oltre le nuvole c’è qualcuno, stiamo dimenticando il Natale, la sua incarnazione, l’aver voluto condividere la nostra vita. Pretendiamo o celebriamo i sacramenti ma in realtà è come se Lui non ci fosse.

Vedete, più lo lasciamo su, più vivremo male quaggiù! lo vivremo distante, disinteressato al nostro mondo concreto. E ci sentiremo soli, abbandonati, rassegnati. Inutili come Lui, che da lassù si dimentica di noi, no? potremo fare tutte le nostre cose cristiane lo stesso ma Lui non c’è, il culto e la fede son solo una farsa, cose da fare ma che c’entrano poco con la realtà di quanto viviamo.

  A volte nel lutto sentiamo dire frasi forti..”sarai sempre con noi, resti comunque con noi, uno di noi”… sentimenti forti di appartenenza, vicinanza e forza. L’assenza li fa crescere assieme alla certezza che ci siano altri modi per sentire accanto una persona: l’esempio che ci ha dato, quel che ha testimoniato, le cose belle che ha lasciato in noi e che noi possiamo far rivivere; 

la risurrezione, il dono dello Spirito ci ricordano che Gesù è solo presente in maniera diversa ma altrettanto efficace: attraverso il dono dello Spirito Santo stesso, noi restiamo sintonizzati, connessi con Lui che ci parla e prende sul serio le nostre vite. Come?

Pensate ai baci: cosa bacia il sacerdote durante la messa? il libro da cui ascoltiamo la Parola: voi direte “lode a Te o Cristo”, dandogli del tu (intanto) e io lo bacio, come sulle guance, per quel che ci ha detto…quella Parola vuol prendersi cura di noi, se la ascoltiamo e fidandoci cerchiamo di metterla in pratica.

Un altro bacio? l’altare…2 volte, perché? rappresenta Cristo, che scegliendo di morire per noi ha voluto indicarci un nuovo modo di vivere la fede; non coi sacrifici, come erano abituati uccidendo animali in base alle richieste o ai peccati da espiare verso Dio ma nella relazione con Lui, che dirà nel vangelo: misericordia voglio e non sacrifici. Noi in genere trattiamo con troppa sufficienza sia l’ambone che l’altare, usandolo come una volgare scrivania ma poi questi due vengono baciati e incensati, in essi si celebra l’incontro col risorto, presente vivo ed efficace nella Parola e nel suo corpo spezzato per noi. Poi il tabernacolo, la preghiera, l’assoluzione, la nostra coscienza: luoghi, esperienze, incontri in cui possiamo percepire la presenza di chi è tutt’altro che assente ma vive al nostro fianco; Gesù ci chiede non di far finta che ci sia ma che in realtà sia assente.. ma di vivere con maggior responsabilità la sua presenza…sapendo vivere quel che diciamo di essere. L’assenza stimola la libertà, la presenza provoca la responsabilità, quella di sentire che Lui ci c’è e conta su di noi: che il Signore ci conceda questa consapevole scelta di bene per una fede più reale e una vita da risorti.

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