Gesù non è andato a casa di Zaccheo per convincerlo a cambiare vita, come un rappresentante del folletto: si è lasciato interpellare dal suo desiderio. Cioè?
Non credo che a Gerico, per quanto città di frontiera, a quel tempo accadesse nulla di interessante. Di certo il passaggio di questo mezzo figlio dei fiori dovette fare scalpore, col suo strascico di poveracci che lo seguivano, alcuni di dubbia fama, con delle donne poi, insomma…una bella carovana di gentaglia.
Zaccheo era un personaggio pubblico: capo di tutti gli esattori delle tasse, che raccoglieva per conto dei romani invasori, facendo però lo strozzino, a spese dei suoi stessi concittadini che lo odiano come traditore. Eppure è curioso. Come tutti avrà sentito dire che sarebbe passato sto Gesù, la sua fama lo precedeva.
Si raccontava dei suoi miracoli, del suo stile di relazionarsi con tutte le persone e poi parlava di Dio, della religione in maniera liberante facendo arrabbiare tutti i devoti benpensanti (e venendo ucciso per questo) ma scaldando il cuore ai poveracci, agli umili, dando sollievo e speranza a chi avesse bisogno, si sentisse sbagliato o escluso.
Allora Zaccheo non era solo curioso ma magari quello là…avrebbe potuto fare qualcosa di buono anche per lui?
La curiosità diventava a poco a poco desiderio per sé.
Mi domando: noi quando pensiamo a Gesù crediamo davvero che possa fare qualcosa per noi ed essere il Salvatore? O è solo parola vuota nei nostri confronti e per la nostra vita? (non ci serve niente, grazie!).
Gesù intercetta il desiderio di Zaccheo per quello che è. Poco più di una curiosità. E noi? Siamo curiosi di conoscerlo oggi? Ne abbiamo bisogno per crescere o ci serve solo sentirci a posto? A lui basta quello, che lo voglia vedere, spinto dal desiderio e dalla curiosità. Dice: adesso ci penso io! E lo guarda, lo chiama, proprio mentre l’altro credeva di non essere visto e viene intercettato. Pensa solo di guardare, mentre in realtà è già atteso. E Gesù come sceglie di comportarsi? Osserviamolo con attenzione, perché quel Gesù è Dio.. in azione…ora, con ciascuno di noi.
Le sue parole sono molto delicate. Non dice: “Scendi subito perché voglio convertirti”, oppure, “vien basso lazzaron che desso te insegno mi a vivare!” oppure come forse avrebbe fatto il Battista: “Convertiti, fai frutti degni di conversione, poi vedremo il da farsi”. No, il figlio di Dio ragiona da Dio, non col il nostro buon senso. Infatti chiede a Zaccheo di essere suo ospite. Ovvero, si fa bisognoso, si “spoglia” per entrare in dialogo con lui, parte dal suo bisogno non da ciò che gli dovrebbe insegnare! Chi ha bisogno di noi, ci fa sentire fiducia e responsabilizza, ci sprona a dare il meglio. Inoltre parla il suo linguaggio, abituato a dare banchetti e ad accogliere persone in casa propria per fare affari. Gesù è un educatore perfetto.
E così siamo giunti non solo al centro del nostro testo, ma al cuore di una verità che, se ci crediamo davvero, può cambiare la nostra vita: non è la conversione che causa il perdono da parte di Dio, di Gesù, ma è il perdono che può suscitare la conversione! Si pensi alla parabola del Padre prodigo d’amore: il figlio minore, si era preparato il discorsetto di circostanza, ma non riesce nemmeno ad iniziare, quando vede il padre che, “mentre è ancora lontano, lo vede, è preso da viscerale compassione, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia”. È in questo momento che è convertito, non in base a un suo programma di conversione! Con il suo comportamento Gesù rivela un volto di Dio che ci offre gratuitamente il suo perdono all’inizio di qualsiasi relazione di fede: se lo accogliamo, potremo anche convertirci, non viceversa! Si cambia perché amati, non per dovere. Prima ti accolgo e voglio bene come sei, poi vedi cosa vuoi fare tu del mio amore gratuito.
Esattamente l’opposto dei nostri ragionamenti meritocratici.
Signore Gesù, donaci oggi curiosità e desiderio di te.
Grazie perché ci offri sempre uno sguardo diverso su di noi e la nostra vita, uno sguardo di amore e misericordia sulle nostre miserie e fragilità, senza giudizi e con tanta speranza.
Avremo ancora coraggio di abbassare gli occhi e girarci dall’altra parte?