Ti basta la salute? Omelia Va to-B’21

Certe malattie hanno bisogno di medicine per guarire; 

certe altre invece, di rivedere radicalmente il proprio stile di vita 

Le medicine sono importanti, siano benedette, per carità…ma si resta comunque malati, dipendenti, sempre in relazione con la chimica.

Rivedere lo stile di vita ti impegna di più, ti fa scegliere e motivare, sacrificare e decidere, ti mette in relazione con te stesso.

Penso a quanti prendano anche 10-15 compresse al giorno per sopravvivere e non morire, magari lentamente.

Ma anche a chi abbia dovuto, lavorando duramente su di sé, rivedere abitudini, stile, dieta, cure prolungate, assistenza.

Nel primo caso, ottieni tutto e subito, affronti la tua malattia e il male ti passa. Non sei in relazione con nessuno.

Nel secondo, otterrai risultati nel tempo, mettendoti in cammino, avviando un processo di cambiamento, con umiltà, pazienza, determinazione. Non metti in bocca e mandi giù qualcosa. Ti metti per strada, sai da dove partire, cosa e come correggere, verso dove andare, a cosa rinunciare: una lotta quotidiana di esercizi e sacrifici ma poi riprendi a vivere. Rinasce il rapporto con te stesso.

Nel primo caso forse ottieni la salute, nel secondo la salvezza.

In genere c’è bisogno di entrambe, sono estremi, ma credo valga la pena, proprio in un tempo come questo, sospeso tra l’urgenza di un vaccino e la paura del contagio, ricordarci che salute e salvezza sono due cose diverse e per riconoscerlo, credetemi, serve innanzitutto libertà. Innanzitutto dalla salute. Perché non è vero che basta la salute! E comunque, lo dico in punta di piedi, essa non è un valore cristiano. Cosa intendo? vediamo…

Conoscete senz’altro gente sana ma non “salvata“, in perfetta forma fisica ma morta dentro e che magari, nonostante tutto…si toglie la vita, in tanto modi. Conoscete senz’altro anche gente ammalata o con qualche problema, che vive da salvata, cioè con serenità, equilibrio, speranza e fiducia. Quelli che pensi, se dovessi io fare una vita così mi sarei già sparato… mentre hai davanti dei campioni di umanità. Ma quello è solo un risultato di un cammino che li ha salvati, non guariti.

Eppure Gesù è nostro salvatore non guaritore. Ci vuole felici e pieni, non sani. E questo innanzitutto perché è un uomo libero. Racconta il vangelo che gli portavano tutti i malati e indemoniati ma ne guarisce solo molti. Tutta la città aveva bisogno di Lui, ma solo molti vengono aiutati e liberati.Tutti lo cercano, dicono con malcelata soddisfazione i discepoli, quasi sentendosi così anche loro importanti e confermati…ma Lui se ne va e lascia tutti a bocca asciutta, per perder tempo a pregare. Nessuna ansia da prestazione né ricerca del consenso.

È venuto ad annunciare la buona notizia della salvezza di un Dio Padre, che ti rende figlio. Non per guarire e risolvere problemi. Non è una farmacia di miracoli ma uno che ti vuole rendere figlio. E il figlio è tale perché amato, comunque, sano o ammalato. Per un padre l’identità del figlio viene prima della sua salute.

A maggior ragione per Dio. Non interessa, al Padre nostro che si sia più o meno sani ma tutti salvati vivendo come suoi figli, travolti dal suo amore e misericordia. Ecco, la libertà di Gesù, sta nel suo equilibrio. Non ha mai risolto tutti i problemi né mai esaudito tutte le preghiere. Ma ha mantenuto sempre le sue promesse. In realtà solo una. Vieni e seguimi, avrai la vita piena, salvata. Non sana. E questo suo comportamento narrato nel Vangelo, che genera scandalo e disappunto, lo indica chiaramente.

La fede ci vuole salvare: lo dimostra Gesù, che cerca sempre di salvarci da tutto ciò che in noi e attorno a noi ci impedisce di amare. Noi stessi e gli altri. Salvarci da quello che ci impedisce di amare. Amare, essere amati è il bisogno primario di tutti, sani o meno.

Chissà poi il resto di quei tutti, ammalati e indemoniati che son rimasti lì ad aspettarlo invano, come l’hanno mandato a quel paese e guardato con sufficienza, come un ciarlatano.

Chissà dove erano, tutti quelli che lui ha guarito, risorto, a cui ha ridato vista, forza, vigore, i poveri sfamati di pane e pesce, gli indemoniati liberati, quelli che avevano detto osanna, facciamolo nostro re, chissà dov’erano, sotto la croce, mentre moriva da solo come un cane. Forse stavano ancora gridando «Barabba». O se n’erano andati, perché a loro bastava essere guariti, mica amati.

Gesù è libero, autorevole, non cerca consensi, applausi, sicurezza e conferma perché non vuole guarirti e lasciarti solo, sano ma magari infelice. Ti vuole con sé. Se cerchi guarigione, vai da un medico e sei in relazione con quel che ti dice di fare e prendere.

Ma Lui ci annuncia che è venuto per salvarci e la salvezza passa per la relazione continua, per l’amore da accogliere con disponibilità, che ti rende fratello e figlio, nel suo nome.

Chiediamogli di farci vivere questa consapevolezza, offrendogli il nostro quotidiano bisogno di salute ma soprattutto di salvezza, ci indichi la direzione, trovandoci disponibili ad accogliere la sua offerta, ci liberi dalle pretese, facendoci accogliere le sue promesse.

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