Siamo nel 2023 durante non dopo Cristo! Omelia Pasqua

Se poteste viaggiare nel tempo, dove andreste? Magari inEgitto al tempo dei faraoni, in un misterioso monastero medievale come nel Nome della rosa, a Woodstock nel ‘69, a vedere dal vivo Italia Brasile dell’82? E se poteste tornare al tempo di Gesù…a quale momento della sua vita vorreste assistere? A parte quando trasforma l’acqua in vino, naturalmente: il pranzo a casa di Zaccheo? Mentre se ne vanno tutti quelli che dovevano gettare la prima pietra? Quando narra le beatitudini? A me piacerebbe vederlo mentre sfascia tutto il mercato del sacro dei mercanti al tempio di Gerusalemme…far casino assieme, dargli una mano! Noi crediamo a quello che da duemila anni ci è stato raccontato.

Ma nessuno di noi c’era. Questo non preclude certo la realtà e la storicità anche oggettiva di quanto dichiarato ma…è solo tutto passato? E la risurrezione? La tomba vuota e l’annuncio di tornare in Galilea, le apparizioni e l’ascensione che ne hanno fatto di Gesù? Lo accennavo anche stanotte. Abbiamo troppo studiato a scuola di essere nel dopo Cristo; in realtà siamo nel 2023 durante Cristo. L’ho fatto correggere nel foglietto appena arrivato un anno fa. Pensiamoci, non serve viaggiare nel tempo: tutta l’esperienza cristiana nasce e dipende essenzialmente dall’evento della risurrezione, perché è l’unico evento evangelico che può entrare a far parte della nostra esperienza personale, a cui siamo da sempre connessi, che non si è mai concluso. La risurrezione è iniziata e lui vive già da risorto per e con noi.   

Ha davvero ragione la Maddalena nel vangelo dicendo a Pietro e Giovanni di non sapere dove sia il Signore, dove lo hanno posto..Non è più un oggetto, un argomento un feticcio o un idolo ma una persona vivente tra di noi da riconoscere in azione.

Questo ci permette una cosa inaudita a tutte le religioni e i culti del mondo e della storia: possiamo riconoscerci contemporanei a Cristo, vivente ora e in eterno, cioè sempre, cioè adesso, possiamo vivere il vangelo come una rivoluzione. Perché o il vangelo e la fede in Cristo sono una rivoluzione o sono storielle edificanti ma passeggere. E la nostra religione vale come tutte le altre…tentativi umani di stare a galla, stare buoni, fare i bravi, sopportare la morte.

Solo così ha senso celebrare i sacramenti. Riflettiamo. Del resto, come facciamo ad essere oggi perdonati dai nostri peccati, oggi accompagnati dalla sua grazia mentre accogliamo nelle nostre nozze moglie-marito, oggi cresimati, ascoltati mentre preghiamo o lo malediciamo, (oggi ad affidargli la nostra felicità attraverso lo scoutismo nella nostra promessa), oggi a ricevere una parola che dà luce e speranza, oggi a dargli del tu durante la messa, ad offrire a chi ci è accanto il dono della Sua pace, oggi a chiedergli di dire “soltanto una parola per essere salvati”,  sentire che l’eucaristia ci riunisce in comunione con Lui e tra di noi per darci la forza di vivere in maniera diversa. Oggi a ricordare che dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro…   perché ci siamo abituati a vivere senza risurrezione, come se fosse vero ma in realtà…

   Essere cristiani se non è una rivoluzione, è una balla e una palla pazzesca. Rivoluzione perché ti chiede, anzi, ti ricorda che tu sei stato creato e messo in grado di vivere una rivoluzione interiore ed esteriore. Sei in grado di amare in maniera divina, di farti pane, senza paura di morire e sacrificarti mentre tutti oggi dicono “finché me la sento”; di accorgerti e schierarti in difesa dei diritti, non dei capricci di tutti, in particolare di chi il presunto welfare o capitalismo globalizzato globale non considera ma scarta perché vecchio, inutile, anormale, scomodo, non producente profitto, perché puoi imparare a perdonare e non a togliere like, perché senza perdono..perdono tutti, perché puoi affrontare la sofferenza appendendola alla croce e non lasciando che invada la tua solitudine fino alla disperazione, perché puoi stare in piedi di fronte alla morte, pur tra le lacrime, sapendo che c’è un oltre, uno sguardo, un volto che ti attende e una comunione piena da vivere, dove tutti saremo ancora uniti grazie all’amore che abbiamo seminato e che vuole dare sapore eterno a quel che siamo stati; rivoluzione perché qui conta innanzitutto lasciarsi amare per quel che si è e fare pace con la propria umanità, non per quello che fai, dimostri, ottieni o meriti, rivoluzione perché “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”, perché nulla di quel che hai fatto, fai o farai ti potrà mai impedire di essere amato, accolto, perdonato e di poterlo fare ancora e sempre. E Dio Padre solo sa, appunto, quanto abbiamo bisogno di tutto questo oggi, mentre proviamo a dargli del tu e sentirlo misericordioso, premuroso e attento con ciascuno di noi.

Ecco la rivoluzione, la prospettiva diversa di un regno che è già iniziato, che desideriamo venga o meglio che ce ne accorgiamo e non lo ostacoliamo, una salvezza già disponibile al quale rendersi presenti, contemporanei, recriminando per noi e per chi ne voglia godere, una pienezza diversa, per i disponibili, per chi non abbia nulla da perdere, per chi non ci abbia mai sperato ne si sappia dare il diritto di farlo. 

Iniziare almeno a desiderare di credere, di dare fiducia a questa prospettiva non è solo essere fedeli al vangelo e alla Rivelazione cristiana ma un vero e proprio passaggio ad un’altra mentalità e stile, un passaggio di risurrezione possibile, qualcosa insomma che possa rendere davvero buona questa Pasqua che ci augureremo di cuore.

(Serena pasqua…chi ve lo augura non ha mai letto una sola pagina di vangelo

oggi non sarà serena nemmeno la digestione…)

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